Il lungo percorso attuativo e normativo del bonus assunzioni 2024 che ha visto il suo completamento il 31 gennaio scorso, rischia di far crollare pesantemente il consenso dell’esecutivo tra la platea degli imprenditori: escluse le assunzioni di fine 2024 dal bonus under 35.
Presentato in pompa magna nel maggio 2024 il “Decreto Primo Maggio” è un provvedimento che nelle intensioni avrebbe dovuto dare una grande spinta al mondo del lavoro italiano, offrendo una serie di incentivi per le aziende che assumono. Secondo la formulazione del DL n. 60/2024 i datori di lavoro che, tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025, assumono giovani con meno di 35 anni d’età possono ottenere un esonero contributivo del 100 per cento per 2 anni.
L’agevolazione nel limite massimo di 500 euro mensili, esclude i rapporti di lavoro domestico e i contratti di apprendistato, consiste nello specifico in un esonero contributivo del 100 per cento della contribuzione, conteggio dal quale vanno esclusi premi e contributi INAIL per ogni assunzione a tempo indeterminato di un giovane sotto i 35 anni d’età e mai impiegato a tempo indeterminato ed anche per la trasformazione da un contratto a tempo determinato.
Da troppo tempo si attendeva il decreto attuativo, necessario a rendere attuativo a tutti gli effetti il bonus e senza il quale i datori di lavoro non potevano accedere al beneficio. Il decreto attuativo accolto da molti con un sospiro di sollievo, ha invece portato con sé alcune brutte sorprese.
Brutte sorpese per le imprese
La peggiore, che traspare già da una prima veloce lettura del testo adottato, pubblicato sul sito del Dipartimento per il programma di Governo, recita che l’agevolazione sia di diritto per tutte le assunzioni effettuate “a decorrere dalla data di autorizzazione della misura da parte della Commissione europea e fino al 31 dicembre 2025”, autorizzazione che però è arrivata solamente lo scorso 31 gennaio 2025.
Un bel pasticcio, visto che tante aziende hanno programmato le proprie scelte assunzionali in base a quanto disposto al comma 1 dell’articolo 22 dal decreto Coesione, che individua il periodo agevolato come quello compreso tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025. Molto era stato detto e fatto in termini di visibilità per rendere noto ad una platea più ampia possibile che tra gli incentivi all’occupazione introdotti dal decreto Coesione (n. 60/2024) c’era proprio quello dedicato alle imprese che assumono giovani lavoratori e lavoratrici.
Aziende tradite: escluse le assunzioni di fine 2024 dal bonus under 35
Alla fine del percorso, dunque, il decreto adottato dal Ministero del Lavoro di concerto con quello dell’Economia, reca un riferimento esclusivamente alla data di autorizzazione della misura da parte della Commissione Europea, di nuovo 31 gennaio 2025, per di più limita la fruizione dell’agevolazione alle sole assunzioni effettuate dopo la presentazione della domanda all’INPS, che non poteva essere inoltrata finchè non esisteva il decreto attuativo. Anche questo rappresenta un grande ostacolo a regolarizzare le assunzioni già effettuate visto quanto palesemente riportato nel decreto ministeriale secondo cui “Le assunzioni effettuate prima della presentazione della domanda di contributo non sono ammesse al beneficio di cui al presente decreto.”
Per poter beneficiare del bonus dunque si dovrà aspettare il via libera alla presentazione delle domande e poi procedere con la nuova assunzione. La procedura burocratica prevede che una volta ricevuta la domanda, l’INPS provveda ad accantonare le somme destinate all’incentivo e conceda poi al datore di lavoro 10 giorni per provvedere alla stipula del contratto. Aziende tradite, dunque, così come lavoratrici e lavoratori, budget falsati e pericolo che alcune di esse vadano in difficoltà.
Cosa accadrà adesso?
Ora non è chiaro se la situazione sia in qualche modo recuperabile nè che cosa accadrà a tutte quelle aziende che dallo scorso 1° settembre 2024 allo scorso 1° gennaio 2025 hanno posto in essere delle assunzioni, convinte dalle istituzioni che avrebbero ottenuto i benefici promessi, non avranno questi benefici, pur avendo fatto quello che la legge prevedeva.
In parole povere, cosa è accaduto al bonus promesso dal governo? Tecnicamente il ritardarsi dell’arrivo dell’autorizzazione da parte della Commissione Europea non ha consentito all’Italia di applicare il beneficio in oggetto per tutto il periodo previsto dalla legge italiana, ma solo per una ridotta parte di esso. Clausole e postille tutelano ovviamente il legislatore che come indicato ha inserito al comma 11 dell’articolo 22 del Decreto Coesione una dicitura di tutela che indica come: “l’efficacia delle disposizioni dei commi da 1 a 10 del presente articolo è subordinata, ai sensi dell’articolo 108, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, all’autorizzazione della Commissione europea”
A differenza di quanto avveniva negli anni precedenti, quando comunque si riusciva ad ottenere lo sgravio ex post quindi, sembra che stavolta vi siano poche vie di fuga e che la nuova formulazione escluda dall’agevolazione tutte le assunzioni effettuate nel 2024 e a inizio 2025.
Speranze residue per gli imprenditori?
Da più parti si stanno sollevando voci di dissenso che hanno definito questa situazione “gravissima e inaccettabile? Perché il Governo italiano ha comunicato alle aziende italiane una cosa che poi non si è verificata!”
Le ultime speranze di molti imprenditori – e lavoratori – sono riposte in una possibile circolare INPS che vada ad individuare una misura correttiva che renda possibile, come accaduto in passato, utilizzare dei codici recupero per consentire alle aziende di fruire giustamente degli sgravi. L’alternativa è purtroppo che chi avrà assunto personale nel periodo coperto dal Decreto Coesione dalle agevolazioni non otterrà nulla, andando così a compromettere, forse in maniera irreparabile, il rapporto di fiducia tra aziende e istituzioni.
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