Usura, pizzo e immigrazione clandestina: 24 arresti, incastrati anche direttori di banca e commercialisti
Nocera Inferiore. Usura, riciclaggio estorsione e fittizi rapporti di lavoro per favorire l’immigrazione clandestina: 24 arresti tra carcere e domiciliari, 4 misure interdittive e una decina di indagati a piede libero. Nei guai anche direttori di filiali di banca e un commercialista.
E’ il frutto dell’operazione eseguita dalla Finanza. Il sodalizio criminale aveva base operativa a Sarno: cui capo e promotore risulterebbe Massimo Graziano, già appartenente all’omonimo clan camorristico storicamente operante nella Valle del Lauro, nell’avellinese. Il gruppo criminale si sarebbe dedicato in numerosi delitti di usura ed estorsione ai danni di imprenditori e soggetti economici in stato di difficoltà .
Parallelamente, sarebbe riuscito a ottenere finanziamenti agevolati dalla garanzia dello Stato, così procurandosi profitti che venivano utilizzati sia come provvista per l’elargizione di ulteriori prestiti usurari sia per l’acquisto di beni o altre utilità .
Il meccanismo fraudolento avrebbe coinvolto a monte alcune società di capitali di cui gli indagati acquisivano, in modo diretto o indiretto, la gestione o comunque il controllo, simulando successivamente la solidità patrimoniale e finanziaria, presupposto per ottenere prestiti da parte di aziende di credito, coperti dal fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Ottenuta in tal modo l’erogazione della liquidità , le rate del prestito ricevuto non sono state onorate, cagionando un danno economico allo Stato garante e traendone un profitto personale attraverso la distrazione delle somme ricevute. Riflettori accesi su un commercialista nonché su due direttori di filiali di banca.
Nel programma criminoso dell’associazione c’era anche il favoreggiamento dell’ingresso illegale di cittadini extracomunitari nel territorio dello stato mediante l’inoltro di istanze finalizzate alla costituzione di fittizi rapporti di lavoro dipendente, attivati da società compiacenti. L’impostazione iniziale della Procura era di contestare agli indagati il reato di associazione mafiosa, anche in ragione del fatto che diversi reati fine erano stati contestati con l’aggravante del metodo mafioso.
Il gip del tribunale di Salerno, tuttavia, non ha ritenuto sussistenti questi presupposti, qualificando l’associazione come semplice. L’organizzazione si avvaleva della collaborazione di più professionisti. Oltre ai due direttori di banca e al commercialista, erano coinvolti anche altri consulenti e avvocati, tra cui la moglie di Massimo Graziano.
Uno degli elementi centrali dell’inchiesta riguarda il meccanismo di finanziamenti fraudolenti garantiti dallo Stato, gestiti con la complicità di figure bancarie e professionali. Il commercialista aveva un ruolo chiave nel simulare la solidità delle aziende inesistenti, consentendo di aggirare i controlli e ottenere i finanziamenti. Quando le aziende non erano più in grado di ripagare i prestiti, subentrava lo Stato, che garantiva i rimborsi attraverso il sistema delle garanzie pubbliche. I capitali venivano successivamente recuperati con metodi estorsivi o attraverso l’acquisizione forzata delle aziende coinvolte.
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