Banche, imprese e il doppio ostacolo: le linee guida non bastano senza un cambio di passo europeo e nazionale



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Le recenti “Linee guida” concordate tra l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) e le principali associazioni imprenditoriali rappresentano un passo avanti per aiutare le imprese in difficoltà finanziaria, permettendo la sospensione o l’allungamento dei rimborsi bancari. Tuttavia, c’è un nodo irrisolto che continua a pesare sul sistema: le regole, sia europee che nazionali.

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Il vero problema, infatti, non risiede solo nel dialogo tra banche e imprese — che pure è fondamentale — ma nelle rigide normative che soffocano l’intero sistema del credito. Da un lato, le regole europee sui crediti deteriorati, pensate in un contesto ormai superato, non riescono più a rispondere ai tempi frenetici del mercato globale. Dall’altro, le norme italiane risultano spesso altrettanto rigide, con procedure complesse e poco flessibili che ostacolano un reale confronto tra banche e imprese.

Oggi, le aziende — soprattutto le piccole e medie imprese — non possono permettersi di attendere mesi per ottenere risposte finanziarie o agevolazioni. Hanno bisogno di soluzioni rapide, strumenti agili e procedure chiare. Eppure, il sistema normativo nazionale non fa abbastanza per facilitare questo dialogo: le banche, pur volendo venire incontro ai loro clienti imprenditori, si trovano ingessate da regole che non lasciano spazio a soluzioni personalizzate o a interventi tempestivi.

Ecco perché il Tavolo di Condivisione Interassociativo, nato proprio per promuovere il confronto tra ABI e imprese, non può limitarsi a trovare accordi interni. Deve farsi promotore di un cambiamento più ampio, premendo affinché sia l’Unione Europea che lo Stato italiano rivedano le proprie regole sul credito e sulla gestione delle crisi aziendali.

Non si tratta solo di semplificare le procedure per il rimborso dei finanziamenti, ma di creare un sistema finanziario che accompagni le imprese nella loro crescita e nei momenti di difficoltà, senza essere frenato da norme obsolete e burocratiche.

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Il rischio, altrimenti, è che anche le migliori iniziative interne — come le linee guida appena approvate — restino strumenti monchi, incapaci di produrre gli effetti sperati, perché bloccati a monte da vincoli europei e nazionali troppo rigidi e ormai inadeguati.

Il dialogo tra banche e imprese è essenziale, ma deve essere accompagnato da una duplice azione: da un lato, un forte pressing sull’Europa per adeguare le regole ai ritmi del mercato moderno; dall’altro, una seria revisione delle normative italiane per renderle più flessibili e funzionali. Solo così potremo garantire alle imprese italiane non solo la sopravvivenza, ma anche la possibilità di crescere e competere a livello internazionale.




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