i valori previsionali confermano il trend negativo


Peggioramento degli ordinativi da -12,79% a -14,88%; produzione totale da -12,79% al -16,33%.

Dall’indagine congiunturale del 1°trimestre del 2025 i valori previsionali rilevati confermano il trend negativo. Giorgio Felici, presidente di Confartigianato Imprese Piemonte spiega: «Peggiora il trend che ha caratterizzato l’ultimo scorcio del 2024. Si accentua la fase congiunturale negativa che ha investito soprattutto i settori della meccanica e della moda, che hanno registrato un’impennata di richieste di cassa integrazione. Ad incidere sono la situazione geopolitica complessa e di profonda instabilità ed il caro energia. Una crisi così importante e stratificata, che coinvolge la manifattura e l’automotive, richiede un approccio politico straordinario ed azioni lungimiranti. La manifattura locale è un patrimonio da salvaguardare e da incentivare. In gioco ci sono posti di lavoro e il futuro economico del nostro territorio. Bene il fondo per il settore Moda, ma andrebbe esteso a tutta la manifattura».

Le previsioni circa l’andamento occupazionale registrano una flessione e passano dal –3,96% al –7,54%. Anche il dato relativo all’ipotesi di assunzione di apprendisti peggiora, passando dal –18,62% al –24,86%. Rimane ancora negativo il dato relativo alle previsioni di produzione totale, che passa dal –12,79% al –16,33%. Il saldo relativo all’acquisizione di nuovi ordini mantiene un valore negativo passando dal –12,79% al –14,88%. Sale la percentuale di imprese che non hanno programmato investimenti: da 76,64% a 78,20%. La percentuale di previsione di acquisizione di nuovi ordini per esportazioni passa da –28,04% a –24,76%.Scende la previsione di regolarità negli incassi: da 66,23% al 61,22%; aumenta la stima dei ritardi, passando dal 33,42% al 37,90%.

Pesa sulle imprese, il problema del caro energia

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L’analisi dei dati di Eurostat evidenzia che il prezzo dell’energia elettrica delle imprese nella classe di consumo fino a 20 MWh, nella quale si addensa l’88% dei punti di prelievo del mercato non domestico risulta il più alto tra i 27 paesi dell’Ue e superiore del 22,5% alla media europea. «Mi domando come facciamo ad essere competitivi sul mercato europeo con questi prezzi energetici. Non si tratta solo di un aggravio di costi per le imprese. L’aumento in bolletta incide anche sui bilanci familiari dei cittadini che, di conseguenza, rallentano i consumi e si vedono ridurre il loro potere d’acquisto e la spesa di beni non di prima necessità. Un effetto domino negativo sulla nostra economia e sul mercato interno, già pesantemente colpito dalle crisi di alcuni comparti manifatturieri come moda e meccanica, settori chiave del made in Italy» commenta Felici.

«La crisi c’è, ed è tangibile. Non potranno bastare interventi tampone, ma una strategia a medio e lungo termine che preveda azioni e investimenti mirati e coraggiosi. Non ci si può limitare a parlare di situazione geopolitica complessa. Qui c’è in ballo la necessità di un cambiamento geoeconomico, che la globalizzazione ha accelerato rafforzando purtroppo alcuni Paesi a discapito di altri che ne sono diventati dipendenti o che non riescono a tenere il passo. Una consapevolezza sembra arrivare dal Consiglio dei Ministri che ha appena approvato un disegno di legge per la tutela e lo sviluppo delle micro, piccole e medie imprese che prevede incentivi alle aggregazioni, una semplificazione amministrativa, il miglioramento dell’accesso al credito, di cui c’è urgente necessità, e la valorizzazione del trasferimento generazionale delle competenze. Molte istanze evidenziate dal nostro sistema associativo sono state accolte, ma alcuni punti andranno approfonditi. Va da sé che una crisi così importante e stratificata che coinvolge quasi tutti i settori dell’artigianato, richieda un approccio politico straordinario e azioni lungimiranti. La manifattura locale è un patrimonio da salvaguardare e da incentivare. In gioco ci sono posti di lavoro e il futuro economico del nostro territorio».

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