La Perla, cassa integrazione a rischio per le lavoratrici di due settori chiave


Dopo mesi di incertezze, La Perla Manufacturing sembra essere sulla via di un possibile salvataggio grazie all’ingresso di un nuovo investitore interessato al celebre marchio di lingerie bolognese. Tuttavia, il futuro rimane incerto per 50 lavoratrici delle società in liquidazione La Perla Management e La Perla Italia, che rischiano di perdere gli ammortizzatori sociali, e dunque la cassa integrazione, proprio mentre una nuova proprietà potrebbe subentrare nella gestione dell’azienda.

Dipendenti senza cassa integrazione, ira dei sindacati

Lo ha confermato la sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento, Giuseppina Castiello, rispondendo all’interrogazione al Ministero del Lavoro presentata dal deputato del Partito Democratico Andrea De Maria.

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“Per le aziende in cessazione di attività, quindi La Perla Management e La Perla Italia, al termine dei periodi di integrazione salariale non vi sono ulteriori misure di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro da poter riconoscere”, è la risposta della sottosegretaria.

Per le circa 43 lavoratrici di La Perla Management la cassa integrazione guadagni straordinaria (Cigs) è terminata il 25 gennaio, mentre le colleghe di La Perla Italia, la società cui fa capo le rete delle boutique, la scadenza arriverà il 10 aprile.

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La situazione è più favorevole per le altre 170 dipendenti di La Perla Manufacturing, che lavorano nello stabilimento di via Mattei. Essendo in amministrazione straordinaria, come ha sottolineato Castiello, l’azienda potrà continuare a beneficiare della Cigs per tutta la durata dell’attività dei commissari.

Parole però che non sono piaciute ai sindacati. “Per salvare il gruppo La Perla non servono parole vaghe e dilatorie. Serve concretezza“, affermano Stefania Pisani di Filctem Cgil Bologna e Mariangela Occhiali di Uiltec Uil di Bologna, a commento della risposta data dalla sottosegretaria.

“La risposta di Castiello non solo sembra fare un passo indietro rispetto a quanto dichiarato dal medesimo ministero, al tavolo della Moda, lo scorso 7 febbraio, ma manca di qualunque visione politica di sistema”, hanno proseguito le portavoce delle sigle.

La storia del fallimento di La Perla

Il gruppo è attualmente alla ricerca di un salvatore, dopo essere andato in insolvenza tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024. Dal 24 gennaio è stato avviato il bando per la vendita a potenziali acquirenti, con 16 manifestazioni di interesse raccolte fino all’11 febbraio, giorno successivo alla chiusura della ricerca dei compratori.

La procedura è stata avviata dal Mimit (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) dopo aver risolto le difficoltà legate alla conciliazione delle normative estere e nazionali che rendevano complesso il dossier.

La svolta è arrivata il 14 gennaio, dopo sei mesi di lavoro, quando, sotto la supervisione ministeriale, sono state armonizzate quattro diverse procedure concorsuali, tre con finalità liquidatoria, tra cui una britannica e una italiana, permettendo la possibilità di una vendita in blocco di tutti gli asset del gruppo.

“Chiediamo la massima attenzione da parte del Governo del Paese e un coordinamento del ministro Adolfo Urso e della ministra del lavoro Maria Elvira Calderone perché non si disperda tutto il lavoro fatto in questi mesi”, affermano Pisani e Occhiali.

“L’assenza di copertura degli ammortizzatori per una parte di lavoratori e lavoratrici detentrici di funzioni fondamentali non può che significare la dispersione di queste professionalità, rendendo nei fatti impossibile un rilancio industriale”, concludono.

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