Trump minaccia Panama, BlackRock compra due porti strategici


BlackRock, uno dei più grandi fondi d’investimento del Pianeta, ha capitanato una consorzio di aziende che ha appena comprato due porti nel canale di Panama. I porti appartenevano finora a CK Hutchison, una società con sede a Hong Kong, in Cina. La vendita riguarda anche altri 43 porti sparsi in 23 Paesi, ma la stampa internazionale si è concentrata sui due panamensi.

Perché a BlackRock interessa il canale di Panama

Il canale di Panama, infatti, taglia a metà l’America centrale, permettendo alle navi di passare dall’oceano Atlantico al Pacifico senza bisogno di costeggiare l’intero Sudamerica. Venne costruito nel 1907. Di fatto Panama come nazione deve la sua indipendenza a questa infrastruttura e alle necessità politiche di chi la costruì all’epoca. Da allora, è uno degli stretti strategici del Pianeta. Da 25 anni il canale è gestito dal governo panamense – dopo che gli Stati Uniti ne mantennero il controllo a seguito di un intervento armato. Ma di recente il presidente statunitense Donald Trump ha detto di voler tornare a gestire il passaggio navale, e non ha escluso di usare la forza per ottenerlo. Una minaccia di invasione che, se attuata, rappresenterebbe una violazione del diritto internazionale.

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La motivazione addotta da Trump è l’eccessiva influenza che la Cina e le sue aziende eserciterebbero sul canale. Per questo il governo di Panama, nel tentativo di ingraziarsi la Casa Bianca, ha abbandonato poche settimane fa la Belt and Road Initiative, la principale alleanza commerciale globale capeggiata da Pechino. E per questo l’acquisizione di questi giorni è letta da molti commentatori come un’ulteriore presa di Washington sul piccolo Stato centramericano. I due porti passano infatti da essere di proprietà cinese a un consorzio di imprese americane.

Gli ottimi rapporti tra nazionalismo e capitalismo finanziario

Questa notizia è anche una conferma degli ottimi rapporti che intercorrono tra Donald Trump e i grandi fondi d’investimento. L’amministrazione repubblicana ha da subito fatto capire di non voler intralciare in nessun modo il capitalismo finanziario statunitense, ritirandosi dal progetto di una tassa globale sulle multinazionali e coltivando buone relazioni con la dirigenza dei principali attori del settore. 

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Parliamo del potere dei fondi d’investimento in questo podcast.

Già da quando Trump ha rilasciato le prime dichiarazioni relative alla possibile invasione di Panama, molti commentatori hanno suggerito che il suo reale obiettivo fosse non un vero intervento militare, ma piuttosto aumentare la pressione diplomatica e militare fino a costringere il governo locale ad allontanarsi quanto più possibile dalle aziende cinesi. 

«La questione del canale di Panama è solo una delle pedine del più ampio gioco globale che vede Stati Uniti e Cina in competizione per il controllo finanziario e strategico dei commerci marittimi» ha scritto l’economista Angela Stefania Bergantino nella sua analisi per il think-tank ISPI. «È chiaro che per Washington il coinvolgimento cinese nei porti panamensi è visto come una minaccia alla supremazia americana nella regione e proteggere il canale significa affermare l’influenza economica e politica degli Stati Uniti nell’emisfero occidentale. Sembrerebbe d’altra parte impensabile che il Pentagono possa pensare, come nell’invasione di Panama del 1989 ordinata da George W. Bush per eliminare il dittatore Noriega, di mettere il piede sul terreno e conquistare militarmente il piccolo Paese centroamericano, o il suo canale. Ma con il nuovo presidente americano nulla è scontato».



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