Il primo faro acceso dalla Procura riguardava la «rigenerazione» in piazza Aspromonte. Dai Navigli alle Cinque Vie: si aggiorna l’elenco dei cantieri citati nelle intercettazioni e che piombano nell’incertezza
Aumentano le pedine «soffiate» dalla Procura sullo scacchiere dell’urbanistica cittadina. Ridisegnando la «mappa dell’incertezza» dei cantieri milanesi, appesi ai destini di un Salva Milano sempre più a rischio. Eppure appariva agli indagati (e appare oggi a operatori e decisori) difficile pensare a uno stallo prolungato, all’impasse nella città dei record immobiliari, alla fine di un’epoca di attrattività, di investimenti esteri e fuorisede, di crescita verticale e rigenerazioni, seppur non sempre con i titoli edilizi adeguati, come da impianto accusatorio dei pm. Tanto che negli uffici comunali «infedeli» si lavorava a testi sulla «corretta interpretazione del decreto», certi che il passato sarebbe stato «sanato», con l’unico timore legato a eccessive richieste della «lobby degli imprenditori» ingolosite dal voto in Parlamento.
Decenni all’urbanistica milanese, da via Bernina a via Sile, vicepresidente della Commissione del paesaggio, con l’arresto di Giovanni Oggioni si aggiorna infatti la cartina delle «rigenerazioni» passate dalle mani del «sodalizio». Funzionari, membri della Commissione e architetti, «apertamente complici» nel sistema «ideato e diretto» da Oggioni, in «conflitto di interesse» per il suo rapporto di consulenza con la potente associazione dei costruttori di Assimpredil (di cui ha contribuito ad autorizzare 11 progetti delle imprese associate) e per aver omesso di dichiarare l’impiego retribuito della figlia nella società quotata in borsa, oggi indagata, Abitare In. Un «sistema» teso a strumentalizzare i poteri valutativi «derogatori» della commissione e quelli «istruttori» di dirigenti, funzionari e tecnici per «favorire progettisti e società» in un «traffico di influenze» continuo, dalle «commistioni patologiche».
Dopo il caso del «palazzo nel cortile» cresciuto tra le case di piazzale Aspromonte, primo faro della Procura sui progetti in città, è stata infatti la volta della Torre Milano di via Stresa, primo progetto per cui è stato disposto un rinvio a giudizio, già completata e persino abitata nei suoi 24 piani (82 metri) sorti al posto di due edifici da due e tre piani. Altro caso, le torri Park towers di via Crescenzago, cresciute al Parco Lambro, per il cui progetto nelle intercettazioni del 2021 si ascoltano le seguenti considerazioni, condite da risate tra l’allora presidente della commissione paesaggio Marco Pruciski e il presidente della sezione lombarda Inu, Marco Engel, non indagati: «Mettendo le due immagini a fianco (prima e dopo, ndr)» dice Engel, «per quanto uno possa sostenere che le regole siano state rispettate», «grida vendetta»: «Come è possibile che abbiamo distorto la norma» in tal modo? «È chiaro che se un magistrato vede una roba così… come fai a spiegarglielo? Come fai a convincerlo?».
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Per il progetto Bosconavigli a San Cristoforo, poi, Oggioni parlando con l’architetto Marco Cerri (a sua volta membro del «sodalizio» e indagato), per cui sarebbero pronti gli «avvocatoni» dei progettisti, tra i temi spunta quello delle altezze dei palazzi, quei 25 metri che se superati costringerebbero a seguire l’iter del piano attuativo, e non cioè la scorciatoia contestata dalla Procura nei diversi progetti, vale a dire la «demolizione e ricostruzione» fatta generalmente passare per «ristrutturazione» solo tramite Scia e parere positivo della Commissione paesaggistica, peraltro pilotato.
Ci sono poi i casi delle Residenze Lac a Baggio, affacciate sul Parco delle Cave, e dello Scalo house con studentato tra via Valtellina e via Lepontina, caso eclatante di un’altra fattispecie emersa dalle carte, la «frammentazione» dei titoli edilizi, seconda sola al progetto del maxi hotel di lusso da 199 camere — non bloccato ma oggetto di numerosi rilievi sugli indagati — nel cuore della Milano romana, in via della Zecca Vecchia, definito un «macroscopico esempio», e realizzato sulle ceneri (orizzontali) del garage Sanremo.
Via Lamarmora, via Cecchi, via Anfiteatro sono altri casi ricorrenti nell’ordinanza e nelle intercettazioni, mentre sotto inchiesta sono finiti cinque progetti dell’indagata Abitare In: via Sbodio (Twin palace), viale Richard (Porta Naviglio Grande), via Tacito (City village) e via Pogliaghi (Palazzo Naviglio), mentre gli 11 cantieri legati alle imprese di Assimpredil sono: via Flumendosa, via Razza, Cascina Boldinasco, via Bovio, via Fiuggi; via Meli; viale Tibaldi; via Trentacoste; via Salaino; via Gnocchi Viani, via Oristano 12. Se anche i progetti citati dovessero finire sotto inchiesta, va da sé, che la palla di neve diventerebbe una valanga inarrestabile che potrà essere fermata soltanto grazie a strumenti fuori dall’ordinario.
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