di Enrico D’Elia (Cerste)*
Desta grande apprensione l’imposizione di dazi sulle nostre esportazioni verso gli Usa. Eppure, la burocrazia sanitaria impone dei veri e propri dazi, con tanto di barriere e caselli, ai malati, ovvero le fasce più deboli della popolazione. Li conosce bene chiunque sia entrato nel girone infernale delle “esenzioni per patologia”.
Per ottenere uno sconto su prestazioni e farmaci che dovranno essere prescritti per tutta la vita, i pazienti, spesso non autosufficienti, sono costretti a trascinarsi tra parecchi “uffici doganali”, diversi da regione a regione. Il primo passaggio è dal medico di base, che diagnostica la patologia ma può solo spedire il paziente da uno specialista compilando una ricetta elettronica. Superate le liste di attesa, lo specialista in genere conferma la diagnosi, ritira la ricetta elettronica, ma chiede al malcapitato di riscrivere tutto su un modulo cartaceo e di indicare la Asl di appartenenza.
Tuttavia il paziente difficilmente conosce i confini di una suddivisione decisa da qualche burocrate regionale. Sulla tessera sanitaria non c’è e sul sito del Servizio Sanitario Nazionale si trovano spesso delle cartine mute, di quelle usate nelle scuole di una volta, da cui dovrebbe dedurre la preziosa informazione. Neppure un programma di intelligenza artificiale, consultato per l’occasione, risulta di aiuto. Superata questa prima barriera, lo specialista ritira il foglio compilato dal paziente e trasferisce tutti i dati su un pc. A questo punto stampa un nuovo modello cartaceo su cui appone firma e timbro e invita il paziente a recarsi presso la Asl di competenza per ricevere un certificato di esenzione.
Il (molto) paziente deve trovare l’ufficio preposto alle “esenzioni per patologia”, che però è seminascosto sul sito della Asl e talvolta dista chilometri dal luogo di residenza. Qui al nostro viene richiesto di riportare su un nuovo modulo cartaceo le stesse informazioni contenute già nei moduli precedenti, che vengono riportate su un altro pc. Il risultato è la stampa di un altro modulo cartaceo timbrato e firmato che deve essere restituito al medico di base, che dovrà inserirlo nel sistema informativo del Servizio Sanitario Nazionale.
Solo a quel punto il paziente potrà ottenere l’agognato sconto su prestazioni spesso talmente sgradevoli che solo pochi masochisti le richiederebbero senza un motivo serio. Grazie a questo prezioso foglietto, il medico può procedere alla prescrizione degli esami e delle medicine necessarie. Ma non è finita qui. Per parecchie patologie croniche l’esenzione deve essere rinnovata ogni 2-3 anni, forse confidando in qualche miracolo. Per molti farmaci il ticket è una cifra ridicola che spesso non è neanche arrotondata ai 5 cent, come suggerirebbe il progressivo ritiro dalla circolazione dei nichelini da 1 e 2 cent. Invece per altri farmaci e “presidi sanitari” è necessario recarsi periodicamente dal solito specialista, come nel gioco dell’oca, per ottenere un “piano terapeutico” che copre il fabbisogno di pochi mesi anche per patologie croniche (a meno di miracoli). In ogni caso, esenzioni e prescrizioni valgono solo all’interno dello spazio doganale della regione di residenza, come nel medioevo.
Trascuriamo l’onere degli spostamenti e del tempo richiesti al paziente e il costo del personale coinvolto suo malgrado in questo gioco dell’oca, e concentriamoci sui possibili errori commessi durante la sequenza delle trascrizioni, che spesso comportano il riavvio della procedura e la duplicazione dei costi. Si tratta di almeno otto passaggi e supponendo che ci sia solo l’1% di probabilità di qualche svista ad ogni trascrizione, si verificherebbe uno stop alla procedura in poco meno dell’8% dei casi, ovvero per un paziente ogni 12.
Immaginiamo solo per un attimo cosa succederebbe se fossero necessari passaggi simili per effettuare un bonifico online o un acquisto su qualche marketplace. Un errore ogni 12 transazioni renderebbe rischioso qualsiasi scambio elettronico e quindi tutta la new economy non sarebbe mai nata. Eppure per ridurre burocrazia, costi e rischi di errore basterebbe che lo specialista fosse autorizzato ad avviare direttamente la procedura per l’esenzione, con eventuali controlli da parte delle Asl, esattamente come avviene quando usiamo una carta di credito. Si libererebbero parecchie risorse da impiegare nella cura dei malati piuttosto che in questa produzione di carta a mezzo di carta. Invece il dibattito politico sembra trastullarsi su riforme epocali che richiedono tempi di attuazione biblici e finanziamenti colossali, ma promettono risultati incerti in termini di efficienza e di costi.
* Economista, ha collaborato con diverse istituzioni nazionali e internazionali e si è occupato principalmente di finanza pubblica, comportamento di consumatori e imprese, prezzi e previsioni macroeconomiche. E’ vicepresidente del Cerste (Centre Européen des Recherches Socio-Économiques, Technologiques et Environnementales).
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