Donne e impresa, una corsa ad ostacoli


Il 77,5 % delle imprese piemontese sono guidate da uomini. Il dato emerge dal documento dedicato a “Donne Impresa – 8 Marzo” di Confartigianato sui dati delle Camere di commercio piemontesi. Una fotografia che vede in calo del 9,8% le aziende rosa rispetto al 2023. Sono 758 in meno. Il Piemonte resta la sesta Regione per numero assoluto. L’universo femminile dell’imprenditoria piemontese è più internazionalizzato – il 13,3% è guidato da donne straniere a fronte del 12,7 delle attività non femminili – ed è più giovane. Con un 10,2 % che ha meno di 35 anni contro l’8,3% della componente non femminile. La presenza artigiana è minore mentre più numerose sono le ditte individuali che rappresentano il 66% delle realtà guidate da donne, con un tasso di femminilizzazione del 26,5%.

Secondo un sondaggio effettuato dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte, inoltre, le imprenditrici affrontano più difficoltà ad accedere ai finanziamenti, trovano meno opportunità di crescita e devono fare i conti con un welfare inadeguato. Nel dettaglio: il 43,5% del campione chiede un accesso al credito più facilitato e maggiori sgravi fiscali, il 65,5% ritiene che i servizi pubblici di assistenza per figli e anziani siano insufficienti; il 39,5% del campione femminile intervistato chiede la riduzione e semplificazione della burocrazia; il 31% delle imprenditrici intervistate chiede più formazione e networking per le donne che fanno impresa; il 55,9% delle imprenditrici chiede maggior rappresentanza e presenza femminili nelle istituzioni.

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L’appello di Origlia e il commento di Coscia

Sara Origlia, presidente del Movimento donne impresa di Confartigianato Piemonte: “Gli interventi spot non servono più, il futuro della nostra Regione e del resto del nostro Paese dipende anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e stabili, per favorire la piena e duratura partecipazione delle donne al mercato del lavoro perché sostenere le donne contribuisce a valorizzare una parte qualificata del capitale umano.  Le donne indipendenti sono maggiormente istruite: sono laureate quattro imprenditrici e lavoratrici autonome su dieci (41,1%) e la quota è quasi il doppio del 21,4% degli uomini. Senza dimenticare che migliorare le condizioni lavorative delle donne sostenendo la natalità è fondamentale anche per contrastare gli effetti di un inverno demografico che stiamo vivendo da anni”.

Gian Paolo Coscia, presidente di Unioncamere: “Il calo delle imprese femminili ci impone una riflessione sulle politiche di sostegno da mettere in atto. Tuttavia, i segnali di crescita qualitativa, come l’aumento delle società di capitali e l’internazionalizzazione, dimostrano che le imprenditrici piemontesi sono pronte a cogliere le opportunità del mercato. Occorre rafforzare il nostro impegno, unitamente agli attori del territorio, per creare un ambiente favorevole all’insediamento di nuove imprese femminile e al rafforzamento di quelle esistenti”.

 

 

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