Secondo l’editorialista del Corriere del Ticino, il presidente ucraino Zelensky dovrà arrendersi anche alla firma di un trattato sulle materie prime rare. “L’Ue si dovrà invece fare carico dei costi di ricostruzione dell’Ucraina, le cui opportunità dal punto di vista economico saranno garantite soprattutto a imprese statunitense e inglesi”.
Sale la tensione tra Stati Uniti e
Ucraina; sulla scia dello scontro frontale andato in scena venerdì allo Studio
Ovale tra Donald Trump e Volodimir Zelensky, il presidente USA ha deciso, con
effetto immediato, di sospendere tutti gli aiuti militari a Kiev. Ma come
leggere questo nuovo annuncio? Secondo Ferruccio De Bortoli,
editorialista del Corriere del Ticino “significa che per Trump è importante
arrivare subito a una pace con Vladimir Putin, perché questo è il suo obiettivo
principale: staccare il più possibile la Russia dalla Cina”. Zelensky “si dovrà arrendere, in tutti i sensi, anche alla firma di
un trattato sulle materie prime rare”.
Pomo della discordia sembra essere l’accordo di pace proposto dagli Stati Uniti; Zelensky vorrebbe
garanzie militari statunitensi per avviare un processo di pace, mentre Trump
auspica trattative immediate basate sulla situazione così come si presenta sul
campo di battaglia. “È chiaro che non si parla più di restituzione delle terre
occupate dai russi e neppure si risarcimenti per i danni provocati”, prosegue De Bortoli. “Vi è inoltre un tema ineludibile: chi garantirà la sicurezza dell’Ucraina,
che certamente non entrerà nella NATO? Quali saranno le forze militari che permetteranno un eventuale cessate il fuoco e la successiva pace ‘ingiusta’, a cui Trump aspira?” Una possibile pace creata su queste basi porterebbe con sé delle conseguenze. Tra queste “un’ulteriore frammentazione della
globalizzazione, perché quello che sta accadendo implica maggiori dazi, più costi e meno scambi. E tutto ciò avrà un effetto sulla crescita mondiale”.
L’evoluzione del conflitto avrà
inevitabilmente un impatto anche sull’Unione Europea. “Il problema per l’Ue è
che si dovrà fare carico dei costi di ricostruzione dell’Ucraina, i quali rappresentano
anche una grandissima opportunità dal punto di vista economico”. Opportunità che,
però, “mi sembra di capire sarà garantita soprattutto a imprese statunitense e
inglesi, meno a quelle europee. Il nostro continente è schiacciato
in questa prova di forza muscolare delle grandi superpotenze mondiali”, conclude De Bortoli.
Nel frattempo, nel pomeriggio Volodymy Zelensky ha detto di voler “sistemare le cose” con Donald Trump dopo il litigio dei giorni scorsi alla Casa Bianca. “Il nostro incontro alla Casa Bianca non è andato come avrebbe dovuto. È deplorevole che sia andata in questo modo. È tempo di sistemare le cose. Vorremmo che la cooperazione e la comunicazione future fossero costruttive”, ha spiegato sul suo profilo X. Aggiungendo: “Il mio team ed io siamo pronti a lavorare sotto la forte leadership del presidente Trump per ottenere una pace duratura”. Un’affermazione che per il giornalista Alfonso Tuor, intervento a Ticinonews, “È una sorta di resa che rende ridicolo il vertice di Londra organizzato nel weekend dai leader europei”.
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