“Fondo perduto”? Sono soldi che arrivano dalla misura 2021/2027 del Pn Plus Metro. Ovvero dal sostegno alle PMI, e che potevano essere erogati già dal 2022 e fino al 2024. Finiti in concerti…
Sul piano di aiuti al commercio messinese è necessario fare una serie di riflessioni.
MESSINA… ALTRO CHE “BRAND” IN CRESCITA
Innanzitutto, come abbiamo già scritto ieri, è degna di nota la considerazione che finalmente l’Amministrazione Basile prende atto che a Messina esiste la crisi, che però non è solo commerciale. Sarebbe forse volere troppo che si comprendesse anche questo secondo passaggio, cioè che la crisi vera risiede nelle tasche dei messinesi. Però già basti, al momento, che Sindaco ed assessori abbiano dovuto riconoscere che Messina non è “un brand in crescita” ma un baratro di crisi economica e di demografia in declino. E questo è un primo punto.
UN PIANO PER “GALLEGGIARE” SUI DEBITI
La considerazione susseguente è sull’efficacia effettiva di queste misure che non sono un piano commerciale di sviluppo, ma un debole tentativo di ridurre i conti senza aumentare in nessun modo la capacità di spesa dei cittadini, che rimane la vera questione.
Sulla quota delle misure e sulla loro efficacia ci domandiamo: quanto inciderà il risparmio del 10% sulle bollette di AMAM o la riduzione della tassa sui rifiuti sull’economia reale dei negozi messinesi? Misure che, fra l’altro, scatteranno dal 2026?
OCCUPAZIONE SUOLO: METTI LA TASSA, LEVA LA TASSA…
Nel frattempo, l’unica azione concreta che verrà rimessa in campo, mentre l’uso del futuro è ancora un must di questa Amministrazione, rimane il rinnovo dell’esenzione della tassa occupazione suolo, che non era passata in Consiglio Comunale, quando ancora ci si illudeva che “Messina è in sviluppo e crescita”. Una tassa che adesso, invece, si ripristina, correndo ai ripari.
Lo stesso vale per la riduzione dei canoni mercatali, che di certo non risolverà la crisi economica di un settore, quello del commercio, che langue, diciamoci la verità, per mancanza di clienti, ma soprattutto, per la loro ridimensionata capacità di spesa.
FARE QUALCOSA, QUALUNQUE COSA SIA…
Insomma, questo pacchetto di misure appare il frutto della presa di coscienza da parte dell’Amministrazione che è necessario “fare qualcosa, qualunque cosa” pur di non perdere l’ultimo residuo di consenso, già eroso, ad esempio, da una viabilità impopolare, inutile, e che rimane il vero colpo di grazia all’economia messinese.
CHI PAGHERA’ GLI SGRAVI? INDOVINATE…
Pertanto queste “misure”, se di certo non risolveranno, neanche miglioreranno la situazione. Sono sgravi che su qualcuno, alla fine, dovranno pesare. E indovinate su chi? Se, infatti, i minor costi per i commercianti li aiuteranno solo a galleggiare letteralmente sui propri debiti, in alcuni casi (non tutti) scongiurandone la chiusura, di certo le mancate entrate per AMAM, per l’erario comunale, per Messina Servizi, dovranno sempre essere ristorate con il bilancio comunale. Ciò significherà meno servizi ai cittadini e maggior costi.
MESSINA TRA NEGOZI NON COMPETITIVI E CITTADINI A RISCHIO POVERTA’
A pagare sarà sempre Pantalone, mentre questo pacchetto di misure rimane uno sterile tentativo, diseconomico e del tutto inadeguato, di “sopravvivenza limitata” ad una crisi che è ingenerata da una strisciante duplicità: il mancato stimolo all’acquisto nei negozi messinesi, unica nervatura imprenditoriale cittadina, e la incipiente tendenza verso il baratro della povertà per tante famiglie che non avrebbero mai immaginato di percorrere un sentiero così viscido come quello di una congiuntura economica cittadina che corre verso un muro a 300 all’ora.
In termini pratici, infatti, riguardo alla mancanza di stimoli all’acquisto, è innegabile che la mancanza di entrate per le imprese commerciali messinesi rappresenta l’incapacità di rinnovarsi, di rifornirsi, di digitalizzarsi (aspetto sul quale si doveva intervenire molto tempo fa), in buona sostanza di poter davvero competere con i negozi digitali di oltre mura.
CI MANCAVA SOLO LA “RIVOLUZIONE VIABILE”
Una concorrenza spietata insostenibile per i negozi messinesi che si ritrovano anche a dover combattere con una viabilità che li rende difficilmente raggiungibili. Chi un tempo non molto lontano, infatti, dalla provincia o dalla periferia si recava in centro a Messina per fare i propri acquisti, preferisce adesso i centri commerciali e le zone periferiche dove insistono ampie zone di parcheggio rese disponibili accanto all’ingresso principale delle attività. Un sistema che viene incontro alle esigenze insoddisfatte dai parcheggi di falso interscambio, che penalizzano anziani, disabili, ma anche famiglie con bambini che di certo preferiscono parcheggiare vicino all’ingresso di supermercati e agglomerati di negozi. Il cliente, d’altronde, chiede comodità e fruibilità non certo solo “green” e mobilità dolce. Questa, semmai, viene dopo, quando cioè l’economia è già virtuosa, e non certo quando sta morendo.
UN “PIANO MARSHALL” O UN SISTEMA PER PERDERE ALTRO TEMPO E SPRECARE ALTRE RISORSE? COSA SI PUO’ FARE DI DAVVERO EFFICACE?
Cosa se ne faranno i cittadini o commercianti della “misura” della gratuità dei parcheggi di “interscambio”? Nulla! Come nulla sta già producendo…visto che i parcheggi sono GIA’ GRATUITI!…
Ma allora …. cosa si sarebbe dovuto e potuto fare? … La risposta sta proprio negli OTTO milioni impropriamente definiti “a fondo perduto”, destinati solo per chi è in regola con i conti. Ma in una condizione di crisi pesantissima come quella attuale e riconosciuta.. quante aziende sono in regola con i conti?
GLI OTTO MILIONI, RESIDUO DEI 15 MILIONI DEL SOSTEGNO ALLE IMPRESE…
“Fondo perduto”? Questi sono soldi che arrivano dalla misura 2021/2027 del Pn Plus Metro. Ovvero dal sostegno alle PMI. Quella misura e quei fondi che sotto Covid l’amministrazione De Luca erogò con non qualche difficoltà e con una serie di lacci e lacciuoli che non consentirono a tutti di partecipare. Ma almeno l’amministrazione di allora ci provò ed usò la misura.
Ma per tornare ai soldi, si tratta di aiuti concreti che potevano essere erogati già dal 2022 e fino al 2024. Denaro che non doveva essere rimborsato dai fruitori in quanto si tratta di sostegno alle piccole e medie imprese. Perciò, perché definirli a “fondo perduto”? Come se l’amministrazione stesse regalando qualcosa che, invece, era già a disposizione da anni.
E’ bene, infatti, ricordare che l’erogazione di questi fondi da parte del Comune di Messina scompare dall’elezione di Basile. Svanisce perché nel 2022 si trasforma in qualcos’altro. Insomma questi fondi convergono in una visione che oggi appare scellerata e improduttiva che rappresenta un “brand” che non c’è!
CHE FINE HANNO FATTO I 7 MILIONI DEL PN PLUS CHE MANCANO DAL SOSTEGNO ALLE IMPRESE?
E’ bene anche ricordare cha la misura 21/27 del Pn Plus da cui oggi attinge l’amministrazione, ripristinando tardivamente, in sostanza, il sostegno alle imprese di milioni ne contava 15. Dove sono finiti gli altri 7 milioni?
Come sono stati utilizzati? La risposta è presto detta: concerti, eventi, sostegno alla loro organizzazione, per un Messina “città della musica” che non ha creato ritorno immediato se non per le organizzazioni e per gli artisti, e men che meno alcun indotto, nè cicli virtuosi. Per non parlare dei ben due Sud Innovation Summit che hanno prodotto solo aspettative disilluse e l’ennesima narrazione di attenzioni verso Messina che non esistono. Tutti eventi organizzati e pagati a suon di fondi provenienti dal Pn Plus.. sostegno alle PMI, quindi soldi destinati al sostegno alle imprese messinesi. Ma su questo ci ritorneremo presto…
“PIANO MARSHALL” O PANICELLI CALDI PER IL MALATO CHE MUORE?
Vogliamo ancora definire questo pacchetto di “misure” insufficienti “Piano Marshall”?
Serviva e serve ancora ben altro! Riaprire, innanzitutto, la viabilità, per la quale, alla luce della devastante crisi commerciale e cittadina, deve essere rivisto il PUMS. Serve un vero Piano Commerciale, condiviso e concertato anche con i cittadini, composto da iniziative che investano sulla cultura, sull’arte, sulla moda, avvalendosi, però, di validi esperti e non di “amici” che si improvvisano, testimoni esemplari, questi ultimi, della presunzione tutta messinese del “saper fare tutto”.
Vogliamo ancora illuderci che aumentando le navi da crociera si crei “turismo”? Quello vero è stanziale e non “mordi e fuggi” e con poca propensione a spendere, visto che a bordo è all inclusive. I commercianti ne sanno bene qualcosa.
L’ABUSO DEL VERBO FUTURO CON IL QUALE SI ANNUNCIA MA NON SI COSTRUISCE NULLA
Insomma il pacchetto proposto dal Comune di Messina appare inefficace e inadeguato, ribadiamo, anche perché ancora una volta declinato al futuro, anche perché obbligatoriamente sotteso al vincolo del Piano di Riequilibrio e degli accantonamenti che ne comprimono le capacità di spesa attuale. Un piano, perciò, che vorrebbe salvare il malato con pannicelli caldi, mantenendolo in vita senza curarlo. Un modo per aumentare i dubbi sull’effettiva capacità gestionale di un’amministrazione comunale che dopo aver speso milioni in concerti che non hanno innescato alcuna virtuosità, oggi, improvvisamente si risveglia e si rende conto che l’acqua nella pentola in cui è rimasta a mollo non è più piacevolmente tiepida, ma è diventata calda, tanto da non aver più la forza di uscirne, finendo quindi bollita a puntino. E con lei, l’amministrazione, l’intera città di Messina.
Si prenda coscienza del fatto che si poteva fare prima e che i soldi c’erano.
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