Ad avere diritto al sussidio, quindi, le aziende che non sarebbero in grado di garantire il 90% del lavoro ad almeno il 30% dei dipendenti, a cui l’orario di lavoro verrebbe ridotto ad un massimo di 20 ore alla settimana. Secondo quanto riferito dal ministro del Lavoro, Luka Mesec, in caso di calamità naturale, le aziende potrebbero concordare di lavorare per 14 giorni e di chiudere per altri 14. I datori di lavoro, quindi, riceverebbero un sussidio dallo Stato che coprirebbe il 60% dello stipendio per i dipendenti con orario di lavoro ridotto.
Nel caso di un singolo evento di disastro naturale, epidemia o crisi economica, ciascuna azienda che soddisfa le condizioni potrebbe essere inclusa nel meccanismo per un massimo di sei mesi nell’arco di due anni.
I dipendenti che sarebbero inclusi nello schema di orario di lavoro ridotto durante questo periodo potrebbero ricevere una nuova formazione in accordo con il datore di lavoro.
Al contempo però, nel periodo in cui riceverebbero le sovvenzioni statali, le aziende non dovrebbero erogare premi produzione e profitti. E per evitare che le imprese ritardino questo genere di pagamenti per poi versarli due volte l’anno successivo, avranno la possibilità di distribuire premi produzione e utili durante il secondo ed il terzo anno, ma dovranno anche restituire la stessa somma al bilancio dello Stato.
Il caso di crisi economica, il governo esaminerà le previsioni sull’andamento dell’economia e della disoccupazione nonché una serie di altri fattori per poi valutare se la situazione richiede l’attivazione dello schema di orario di lavoro ridotto, ha spiegato il ministro Mesec.
Secondo le sue parole “le aziende slovene hanno paura di ciò che sta già accadendo nei mercati di esportazione. Grande preoccupazione soprattutto nell’industria automobilistica”, ha aggiunto ancora Luka Mesec, “gli ordini stanno già diminuendo e le imprese chiedono da tempo al governo di introdurre la possibilità di un qualche tipo di schema di intervento per ridurre l’orario di lavoro in modo da non dover affrontare di nuovo licenziamenti e disoccupazione di massa”.
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