L’Italia non si poggia su ampie riserve di gas e petrolio. Una condizione che poteva condannare la penisola all’irrilevanza, ha invece favorito la capacità di rendere i prodotti molto desiderabili all’estero, grazie a qualità, creatività ed efficienza. L’Italia è così diventata una nazione vocata all’export, arrivando oggi a ricoprire la quarta posizione a livello globale sulle esportazioni. Anche nel 2024 i dati sono buoni, l’Istat ha certificato un attivo nel saldo commerciale di 54,9 miliardi. Oggi però il contesto geopolitico è mutato, le principali rotte commerciali del globo vedono lo spettro dei dazi. Allora invece di attendere è necessario massimizzare i risultati potenziali nel commercio estero. Da qui l’iniziativa di Sace “Let’s Grow!”, presentata oggi in un evento dedicato a imprese, commercio e investimenti.
La Growth Map
Sace ha creato la Growth map, una mappa digitale e interattiva del globo dove per ogni nazione viene prodotta una scheda utile a comunicare agli imprenditori i dati e il potenziale in termini di relazioni commerciali. La mappa offre inoltre informazioni e contatti sui dealer già presenti e in generale fa da orientamento a quelle aziende che stiano pensando di migliorare la loro presenza sui mercati esteri o ad iniziare il processo di internazionalizzazione con l’aiuto di Sace.
Dove sono le maggiori potenzialità
Dal lavoro fatto sulla mappa è emerso che ci sono 14 Paesi in assoluto più fertili per le operazioni delle aziende italiane: «Abbiamo identificato i 14 mercati gate in cui Sace è presente e che hanno caratteristiche di crescita che ci possono stimolare. Su questi Paesi stimiamo una crescita del 4,2%». Così Alessandro Terzulli, capo economista Sace, intervenendo all’evento “Let’s Grow!”. I 14 Paesi indicati sono Arabia Saudita, Egitto, Marocco, Sudafrica, Serbia, Turchia, Vietnam, Singapore, Cina, India, Brasile, Messico e Colombia.
Terzulli ha ricordato ad esempio gli accordi già portati avanti da Meloni con i Paesi del Golfo per 6,6 miliardi. C’è molta fiducia che l’Arabia Saudita possa diventare un hub logistico globale. Inoltre possibile aumentare anche l’export verso l’Algeria, già ora partener fondamentale dell’Italia per quanto riguarda la fornitura di gas. Le esportazioni italiane verso Algeri valgono 3 miliardi ma possono crescere del 6,5%.
«Aprire mercati invece che fare scenari»
«Non abbiamo fatto stime sull’impatto dei dazi di Trump perché le cifre e i Paesi cambiano in continuazione, ma non avranno impatto sicuramente nel 2025. Bisogna aprire mercati piuttosto che fare scenari, l’Italia deve aumentare la capacità di esportazione e i Paesi verso cui si esporta: il 2025 è l’anno per fare investimenti e prepararsi, dobbiamo agire per far crescere gli altri Paesi per compensare e controbilanciare effetti negativi», ha detto Alessandra Ricci, amministratore delegato di Sace, a margine della presentazione.
Le stime
Terzulli ha dunque specificato che «l’export italiano tornerà a crescere del 3%, dopo un biennio di continuità su livelli record di 625 miliardi di euro». Sono le stime di Sace presentate dal gruppo assicurativo-finanziario partecipato dal Ministero dell’Economia. Sace individua per il Paese «un ampio margine di diversificazione verso nuovi mercati ad alto potenziale che oggi rappresentano solo il 13% dell’export italiano. «Dal Medio Oriente all’America Latina, dal Far East al Continente Africano, aree in cui Sace punta a fare da apripista con i propri uffici e che raggiungeranno gli 85 miliardi di export». Ulteriori prospettive sono poi previste nel continente africano, in linea con il Piano Mattei.
L’innovazione
Le prospettive di export non devono però distrarre dalla necessità di continuare ad innovare. Come ha sottolineato Alessandra Ricci, «le imprese italiane spendono in innovazione lo 0,8% del Pil. La media europea è del 1,5%, Questo differenziale sono 15 miliardi su cui le imprese italiane devono investire, perché gli investimenti in innovazione rendono i processi produttivi e i prodotti sempre più competitivi anche in un contesto geopoliticamente non facile. Noi di Sace vogliamo aiutare le imprese con quello che abbiamo chiamato ‘effetto Grow’: garanzie per la liquidità, gestione e protezione dei rischi, nuove opportunità, accompagnando le imprese nel mondo».
Il mercato americano non è già perso
Durante il punto stampa si è fatto presente che, nonostante l’attuale linea del governo americano, perdere il mercato statunitense è impensabile. La crescita complessiva dell’export dai Paesi prima menzionati può valere in futuro 85 miliardi, mentre il solo valore dell’export verso gli Usa nel 2024 conta 66,4 miliardi. E non è nemmeno così sicuro, è emerso dalle riflessioni di Alessandra Ricci, che l’aumento dei prezzi per i consumatori americani possa andare a detrimento degli acquisti. Essendo, l’acquirente americano di prodotti Made in Italy, generalmente un consumatore ad alto reddito e fortemente interessato a un certo tipo di consumi premium.
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